Il profilo di questo colosso di roccia e ghiaccio, vanto della Val d’Eérens, è delineato, come accade spesso nelle Alpi Pennine, dalle creste orientate secondo i quattro punti cardinali, disposte a forma di croce.
Di tutta l’area, con l’eccezione del Cervino, è la montagna che maggiormente cattura l’attenzione, mostrandosi imponente ed elegante da tutti i lati.
William Hall, guardandola dalla vetta della Dent d’Hérens dopo aver effettuato la prima ascensione nel 1863, dichiarò: «(sergente) …la raffinata bellezza della Dent Blanche è nel complesso ancor più regale di quella del Weisshorn …e senza eccezione la più superba montagna delle Alpi» (serg.).
Le creste della Dent Blanche, e particolarmente la cresta Sud, offrono affascinanti ed impegnative ascensioni d’alta montagna. La lunga cresta Sud è la più facile, fattore particolarmente importante da considerare nelle traversate. Più difficili sono rispettivamente la cresta Ovest, la cresta Est e la cresta Nord.
La Dent Blanche soddisfa le esigenze di ogni alpinista, sia che prediliga le strette creste o le pareti avventurose. Per la sua maestosità e facile accessibilità (da Ovest, dalla Val d’Eérens per Les Haudères e dalla Schönbielhütte), questa montagna, dal nome allettante, rappresenta una meta ambita per molti alpinisti.
La prima ascensione fu progettata nel 1862 da Thomas Stuart Kennedy. Nel gennaio del 1862 egli fece un audace tentativo invernale sulla parete Est del Cervino e il 12 luglio ne fece uno altrettanto ardito sulla Dent Blanche, con Peter Taugwalder Sen. e suo figlio Peter Taugwalder Jr. I tre erano molto vicini al traguardo quando, sopra il Gran Gendarme, Peter Taugwalder padre rischiò di cadere nell’affrontare un difficile risalto roccioso e, piuttosto avvilito, quando Thomas Stuart Kennedy passò alla guida della cordata, si rifiutò di seguirlo. Thomas Stuart Kennedy in tempo utile mise insieme una squadra più forte con le guide Jean Baptiste Croz (fratello maggiore di Michel) e Johann Krönig, che fecero da guida anche a William Wigram. Partirono da Bricola il 18 luglio 1862 in piena tempesta e con difficoltà aprirono la loro via con un freddo polare: sulla cima furono registrati –29° gradi.
Circa l’80 per cento degli alpinisti sceglie la cresta Sud la cui scalata è quella che presenta meno difficoltà sul lato soleggiato, dove la roccia si asciuga rapidamente dopo le precipitazioni atmosferiche. Dalla Cabane Rossier, altro nome del piccolo rifugio che nei giorni di bel tempo è sovraffollato, la cresta conduce ad una sella nevosa situata 200 metri più in alto: la Wandfluhlücke. Mille metri più in basso si trova la Schönbielhütte. Qui generalmente è più facile trovare posto rispetto al rifugio Dent Blanche, l’accesso alla Wandfluhlücke richiede tuttavia tre ore in più ed è un po’ più difficile.
Circa a metà della cresta si trova il Gran Gendarme, che si aggira con una traversata di due lunghezze. Altre torri meno impegnative vengono scalate o aggirate da sinistra. E’ sui risalti di roccia che si decide il successo della scalata.
La seconda ascensione della Dent Blanche (4356 m.), viene realizzata ad opera di John Finlaison con Christian Lauener e Franz Zurflüh (1864), anch’essa con partenza da Bricola, fu compiuta dal pericoloso versante Sudovest e le quattro successive seguirono lo stesso percorso.
In seguito, per un certo periodo, fu preferito un percorso che partiva da Zermatt (utilizzando la Schönbielhütte), che includeva l’intera cresta Sud dal Col d’Hérens. Seguì una nuova via che saliva la parete Sudest, scalata nel 1874 da Edward Robson Whitwell con Chistian Lauener e Johann Lauener.
Uno dei grandi episodi della storia della montagna si verificò l’11 agosto del 1882 quando John Stafford Anderson e George Percival Baker, con le esperte guide Aloys Pollinger e Ulrich Almer, scalarono la cresta Est.
Partirono dalla Cabane du Mountet e impiegarono dodici ore a compiere quella che risultò una scalata molto faticosa e difficile, prima sulle torri rocciose poi lungo una tagliente cresta innevata sospesa sopra la parete Nord. Giunsero sulla cima alle 15 e il sollievo fu grande, come racconta John Stafford Anderson: «Per prima cosa ci stringemmo le mani, poi Ulrich Almer, afferrando la situazione nella sua totalità, esclamò a voce alta e in modo solenne “Wir sind vier Esel” [Siamo quattro asini], una specie di riassunto condensato delle azioni di quella giornata». Da allora il nome della cresta, che sebbene difficile è molto bella, è Viereselgrat.
La nota triste di questa grande scalata fu che quando i quattro scalatori, esausti e affamati, raggiunsero la Schönbielhütte, furono ristorati da W. E. Gabbett e dalle sue guide Joseph-Marie Lochmatter e il figlio maggiore Alexander Lochmatter. Il giorno dopo tutti i componenti di questa comitiva trovarono la morte cadendo durante la difficile traversata finale sulla cresta Sud.
Molti anni più tardi si venne a sapere che questo incidente mortale, che segue quelli del professore Balfour e della sue guide (sull’Aiguille Blanche) e di William Penhall e delle sue guide (Wetterhorn), tutti nell’estate del 1882, aveva spinto la Regina Vittoria a scrivere (tramite il suo segretario privato) al Primo Ministro Britannico, William Gladstone: «Egregio Mr Gladstone, la Regina mi ha incaricato di chiederle se lei ritiene opportuno che ella manifesti pubblicamente la sua disapprovazione nei confronti delle pericolose escursioni alpine che hanno causato un numero così alto di vittime». William Gladstone prese posizione con la seguente lettera: «Non mi meraviglia che i sentimenti della regina siano stati di nuovo turbati dagli incidenti avvenuti sulle Alpi, così gravi e così numerosi nelle ultime settimane, ma dubito che qualsiasi intervento, anche se di Sua Maestà, possa essere di una qualche utilità: Si può discutere se, tutto sommato, scalare montagne (non dimentichiamo che lo Snowdon miete vittime come il Cervino) sia più pericoloso di altre occupazioni ricreative che forse non hanno giustificazioni da addurre così rispettabili come quelle che si possono produrre in favore delle spedizioni in montagna. Non si tratta, comunque, di buon senso o meno; ma valutando la questione nei suoi motivi semplici e ben definiti, come lei li pone, non vedo la possibilità di un intervento».
Un’altra grande via sale lungo la rocciosa cresta Ovest (cresta di Ferpècle), che fu discesa per la prima volta nel 1882 da Mrs E. P. Jackson e da Karl Schulz con Aloys Pollinger e J. J. Truffer e scalata nel 1889 da Aloys Pollinger che faceva da guida a Walter Gröbli. Questa cresta è stato teatro di un altro terribile incidente. Il 28 agosto 1899, il famoso rocciatore britannico Owen Glynne Jones, F. W. Hill e le guide Elias Furrer, Clemens Zurbriggen e Jean Vuignier partirono intenzionati a scalare la cresta. Percorsi due terzi della via, furono fermati da un gendarme con un camino rivestito di vetrato che Elias Furrer tentò di aggirare scalando un ripido risalto roccioso sulla sinistra. Questo risultò così difficile che Owen Glynne Jones e Clemens Zurbriggen (non assicurati) dovettero aiutare Furrer a salire sostenendolo da sotto. Al momento decisivo Furrer scivolò, buttò giù gli altri due e strappò Jean Vuignier dal suo punto di sosta, poco più indietro. La corda si ruppe e tutti e quattro precipitarono trovando la morte.
F. W. Hill rimase con nove metri di corda e il problema di riuscire a cavarsela: «In un primo momento restai attonito, stupito di essere ancora lì …l’unica via possibile era tentare di aggirare il gendarme sulla destra. Con grande difficoltà superai le rocce ricoperte di vetrato, gradinai il pendio di ghiaccio che conduceva alla cresta poi, in un’ora circa, raggiunsi la cima…». F. W. Hill iniziò la discesa, ma sul Gran Gendarme una tempesta di neve lo costrinse a bivaccare fino a mezzogiorno del giorno seguente. Finalmente riuscì a scendere e a portare la tragica notizia a Zermatt quarantotto ore dopo l’incidente.
La cresta Nord, che non fu scalata prima degli anni ’20, è interrotta, a metà altezza, da un risalto enorme e molto ripido per cui «cresta» non è una definizione appropriata. La prima incursione su questo formidabile bastione ebbe luogo nel 1926, quando M. Kropf e le sue guide locali Marcel Savioz e Jean Genoud impiegarono due giorni a discendere la cresta, per lo più calandosi in corda doppia. Questa impresa intensificò l’interesse che già la cresta stava suscitando e, nel 1928, fu scalata due volte.
La prima ascensione, il 20 luglio, fu compiuta dall’accademico di Cambridge Ivor Richards e sua moglie Dorothy Pilley con i fratelli Joseph Georges e Anthoine Georges, i quali aggirarono il grande risalto con una traversata verso destra e raggiunsero la cresta superiore per una ripida balza rocciosa (ben illustrata in Neige et roc di André Roch).
L’11 agosto, il Dr Maud Cairney e le guide Théophile e Hilaire Theytaz (un trio che, come la comitiva di Richards, da lungo tempo coltivava ambizioni per questo progetto), salirono a sinistra della cresta più bassa e, attraversando difficili placche, raggiunsero la parete Nord dove una costola mista li portò alla cresta superiore.
Nel 1977 una cordata di tre alpinisti salì per la via più diretta lungo il risalto superiore della cresta con l’aiuto di 28 chiodi normali e due ad espansione in una arrampicata estrema di due giorni.
Karl Schneider di Monaco e l’austriaco Franz Singer, il 26/27 agosto 1932, scalarono per primi la parete Nord della Dent Blanche, alta mille metri, che il ginevrino Michel Vaucher paragona alla parete Nord del Cervino.
Dal 10 al 12 luglio 1966 Michel Vaucher, con sua moglie Yvette, aprì una via diretta lungo la parete Nord della Dent Blanche.
La guida Camille Bournissen intraprese alla fine di febbraio 1968 la prima solitaria di questo itinerario. L’anno successivo lo stesso Camille Bournissen, con Cyrille Pralong, seguì una via più diretta lungo la parete Nordovest (alta 850 metri) rispetto a quella aperta nel 1934 da Karl Schneider con la guida Ludwig Steinauer.